sabato 29 giugno 2013

Bene, adesso basta (V)


5. L’aldilà di Eros e l’avvento del porno
All’(est)etica di Carmelo Bene dobbiamo il titolo di questo blog. La svogliatezza che infatti abbiamo scelto come suprema caratteristica di quest’era è quel sentimento che CB identifica nell’aldilà di Eros. Alla morte del dio della grazia e del desiderio reciproco sorge l’oltre del desiderio stesso, ovvero il desiderio non più desiderato, la manchevolezza del bisogno e del piacere, ovvero il porno. Sul fatto che la nostra sia un’epoca fortemente pornografica c’è poco da discutere: ogni relazione umana è portata alla nefandezza estrema, voyeuristica, è trascinata nell’abbandono dell’interesse per impuro sadismo (e il marchese de Sade qui c’entra poco e niente), è scarnificata fino alla più completa svogliatezza. Se prendiamo in prestito da Freud il concetto di sesso come primario trauma inconscio, notiamo che anch’esso è diventato qualcosa di estremamente svogliato, scontato, deprezzato, quasi fosse diventato un obbligo da rispettare per carità di Stato. Il già citato Jacques Lacan sconfesserà il pensiero freudiano attraverso la linguistica di de Saussure, ma quello che ci interessa sottolineare in questa sede è il mancato, conseguenza perenne dell’era della svogliatezza. Franz Kafka (1883-1924), il più grande pornografo della storia, è stato un (in)consapevole estimatore del mancato (la sua pornografia è evidente ne "Il processo" del 1925). Perché in effetti siamo quel che (ci) manca: di tutte le possibilità, infinite, noi siamo la meno probabile, la meno interessante, la più insignificante. CB dedicò molta della sua opera al porno – ma sarebbe meglio dire all’osceno. Traviò molti dei suoi personaggi, molestò il pubblico che assisteva, violentò opere intoccabili della drammaturgia internazionale, stuprò teatri e regie. Eppure Bene era sempre e soltanto alla spasmodica ricerca del suo oltre, del suo essere fuori della scena, di essere egli stesso il teatro e non un commediante che interpretava qualcun d’altro. L’opera beniana non è pornografica ma vive nel porno. Non c’è altra soluzione al dilemma della morte di Eros se non cantare le gesta del suo opposto, lasciando intatta l’indecifrabilità dell’arte, lasciando ai posteri, tra secoli o millenni, l’ardua sentenza sulla morale di CB. È possibile comprendere la vita? No. E allora perché dovrebbe essere comprensibile l’arte?

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