martedì 5 gennaio 2016

"Le porte regali"


La religione cristiana, in tutte le sue confessioni, si caratterizza per l’uso millenario dell’iconografia attraverso una ritrattistica che include sia le scene sacre che le divinità stesse. Il Cristo, la Madonna, la Trinità, i santi, la Bibbia: tutto è stato rappresentato nei vari secoli da maestri, artisti ed artigiani che, con tecniche e interpretazioni spesso diverse, hanno impresso, sui più disparati materiali, la verità rivelata del Signore Nostro. D’altronde, il cristianesimo si contraddistingue dalle altre religioni abramitiche proprio per l’enfasi conferita alla figura del dio-uomo, più che a quella di Dio in quanto entità suprema e inintelligibile. Ne "Le porte regali" (1922) del misconosciuto mistico Pavel Florenskij (1882-1937) l’icona è qualcosa di metafisico: i colori utilizzati, la tecnica pittorica, la decorazione e il contorno, la scena ritratta. Finanche l’artista, legato indissolubilmente all’opera, è qui un uomo dalla vita integerrima, estranea al peccato e alle tentazioni. Egli, controllato a vista dalla Chiesa, è un mestierante del Padreterno, un artigiano che percorre la via del talento per raggiungere l’estasi. Ma tra le righe di questo interessantissimo libro c’è qualcos’altro, qualcosa che forse sfugge a tutte le altre religioni. Mi riferisco al fatto che l’iconografia è più forte della teologia, nel senso che se la seconda è comprensibile solo ad una sparuta minoranza di intellettuali, l’icona, al contrario, è rivolta alla massa. Essa ha dunque avuto una funzione educatrice – dal punto di vista religioso – incomparabilmente superiore alla speculazione teologica dei dottori della cristianità. Ciò ha portato a una maggiore dialettica all’interno della Chiesa e, non a caso, quella cristiana è stata la religione più conflittuale della storia: scismi, riforme, controriforme, l’hanno resa ciò che è oggi. L’icona che Florenskij indaga in maniera puntigliosa ha dunque avuto un ruolo più importante di quello che si è soliti pensare. Il cristianesimo, oggi giunto all’equilibrio e alla moderazione, deve essergliene infinitamente grato.

Pavel Florenskij (1977), Le porte regali, a cura di E. Zolla, Adelphi, Milano, pp. 192.

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