giovedì 18 febbraio 2016

"Il principe infelice"


L’euforia è un sentimento pernicioso. Altrettanto pericoloso è frequentare gli euforici. L’euforia è uno stato di esuberante e passeggera esaltazione in conseguenza del raggiungimento di un gradino intermedio prima della felicità. Ma perché questo stato d’animo è tanto maligno? Perché ottenebra in maniera temporanea il raziocinio. Ancor più che a livello individuale l’elettricità dell’euforia diventa disastrosa quando si fa collettiva. La storia pullula così tanto di ebbrezze che ricordarne alcuni importanti frangenti può far meglio comprendere quanta malvagità si annidi in questa bestia dell’anima. Prendiamo la caduta del Muro di Berlino: quando la notizia cominciò a serpeggiare tra gli europei, in molti si lasciarono traviare dall’inebriante odore della libertà, libertà che diventò concreta per chi viveva in DDR ma che a livello internazionale portò al crollo della stabilità politica, con conseguente atomizzazione dei centri di potere, finanche con l’esplosione del fanatismo religioso e del terrorismo. Prendiamo poi un caso a noi più vicino e interamente italiano: la caduta della Prima Repubblica ad opera del pool di Mani Pulite. Tanta fu l’eccitazione per il repulisti giustizialista operato dai giudici di Milano che alcuni, sull’onda dell’euforia più travolgente, trovarono il coraggio di umiliare un impareggiabile uomo di Stato come Bettino Craxi all’uscita dell’hotel Raphaël; quando il tremendo gasamento finì, ci ritrovammo con uno statista costretto all’esilio e un Paese abbagliato dal sogno berlusconiano. Ancora un esempio, attualissimo: la Primavera araba. Dopo l’esuberanza dei primi mesi, - quando i giovani nordafricani sembravano smontare letteralmente gli anciens régimes reazionari, con una più o meno pacifica e moderna rivoluzione fatta di internet, diritti, parità, democrazia e futuro - smorzatasi l’euforia, rimane un’Africa Settentrionale ancor più instabile (vedi l’Egitto), preda delle bande armate e dell’estremismo islamico (vedi la Siria) e senza interlocutori accreditati con cui conversare (vedi la Libia). L’euforia è un mostro da allontanare, è il disumano abbassamento dell’io. Al contrario, la leggerezza dell’entusiasmo andrebbe ricercata nelle piccole cose. Se leggete la favola de "Il principe infelice" (1943) capirete che la felicità è un fatto individuale, non un'estasi di massa, è una goccia nell'oceano, non l'oceano.

Tommaso Landolfi (2004), Il principe infelice e altre storie per bambini, Adelphi, Milano, pp. 143

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