venerdì 17 aprile 2015

"La porta senza porta" e "101 storie Zen"


Sono oramai tantissime le pubblicazioni inerenti lo Zen, il buddismo o il Tao curate da Adelphi. Non solo curate, quindi, ma letteralmente portate alla ribalta in questa fetta di mondo, che della spiritualità ha una concezione diametralmente opposta a quella indocinese, ed è basata perlopiù sulla codificazione del Verbo. Eppure la distanza tra i monoteismi abramitici e le filosofie speculative orientali è in realtà un falso mito; proprio per questo, per evitare stucchevoli banalizzazioni, è importante capire che ogni trasposizione delle religioni d’Oriente deve essere considerata in termini di studio e conoscenza, evitando un’adesione proselitistica, che altro non è se non un ballo in maschera in onore del dio d’Occidente. Oltre alle "101 storie Zen", tra i più importanti documenti storici v’è senz’altro "La porta senza porta", compilata da Mumon (1183-1260) nel XIII secolo d.C. su insistenza dei suoi allievi. Vengono qui accennate le vie che portano a dhyāna (meditazione), satori (rinascita) e nirvana (illuminazione), attraverso 48 (+1) kōan, ovvero problemi - di quelli che si assegnano agli studenti delle scuole elementari - che l’allievo deve risolvere: sulla base del metodo risolutivo il maestro capisce quali allievi possono aspirare ad una qualche fattispecie di nirvana. Qualora mi apprestassi a raccontare, spiegare o giudicare i kōan de “La porta senza porta” cadrei nell’irrimediabile errore ricordato in precedenza, dunque mi asterrò da ogni considerazione in merito. Resta il fatto che, agli occhi di un cristiano europeo, la lettura di questi dilemmi, apparentemente irrisolvibili, è un evento illuminante, nel senso della chiarificazione, per noi teologicamente indispensabile. Nella seconda parte del libro sono contenuti i "10 tori" del maestro cinese Kakuan (1100-1200), con moderne illustrazioni che percorrono le tappe dell’illuminazione - quasi fosse una Via Crucis senza dolore - e i 112 consigli amorosi (e non solo) di "Trovare il centro". Al termine di questo viaggio filosofico-spirituale appare ancor più diafano che: «Uomini ispiratori, conosciuti e sconosciuti al mondo, hanno senza dubbio condiviso una comune scoperta non comune. Il Tao di Lao-Tze, il Nirvana di Buddha, il Jehovah di Mosè, il Padre di Gesù, l’Allah di Maometto - tutti mirano all’esperienza. Il Nulla, lo Spirito - una volta toccato, tutta la vita si chiarisce». Insomma, in qualsiasi modo la pensiate, lo Zen è affar di non poco conto e, nel mio piccolo, voglio racchiudere la felicità nel seguente detto: «Muore il padre, muore il figlio, muore il nipote».

Mumon (1987), La porta senza porta. Seguito da “10 tori” di Kakuan e da “Trovare il centro”, a cura di N. Senzaki & P. Reps, trad. di A. Motti, Adelphi, Milano, pp. 120
Nyogen Senzaki & Paul Reps (a cura) (1973), 101 storie Zen, trad. di A. Motti, Adelphi, Milano, pp. 107




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