giovedì 12 febbraio 2015

"Paura"


"Angst" è una novella scritta nel 1910 e pubblicata dieci anni dopo, originariamente tradotta dal tedesco col titolo letterale "Angoscia". Adelphi l’ha invece ripubblicata intitolandola "Paura" (già adoperato negli adattamenti cinematografici), dilatandone in qualche modo il πάθος (pathos). L’inquietudine del titolo è dovuta al tradimento perpetrato dalla signora Irene ai danni del marito, il noto avvocato Fritz Wagner; tradimento che verrà scoperto da una terza donna, costringendo la protagonista a cedere a ricatti psicologici ed estorsioni economiche, pena la distruzione del proprio sbiadito incanto borghese. Stefan Zweig (1881-1942), sempre così lucido nel raccontare le ansie umane, tratteggia una donna estremamente spaventata, sull’orlo del suicidio, incapace di vuotare il sacco di fronte al marito, il cui castigo non starà nella confessione bensì nell’automacerazione psicologica e spirituale. Nelle pagine di "Paura" Irene Wagner, oltre a mostrare tutte le avvisaglie del panico, riscoprirà gli affetti familiari nonché tutto il gusto per le piccole cose, ed infine prenderà coscienza di quanto il marito la ami. Ecco, è forse proprio questo il senso ultimo del racconto di Stefan Zweig. Non tanto il disegno psicologico, il pedinamento poliziesco, il gusto del thriller unito al dramma: più di tutto "Paura" è un libro sull’amore. Un amore scolorito, cercato, tradito, perdonato, ritrovato.

Stefan Zweig (2011), Paura, trad. di A. Vigliani, Adelphi, Milano, pp. 113

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