venerdì 20 marzo 2015

"Dialogo teologico"


Il compianto Manlio Sgalambro (1924-2014), fine filosofo, si è occupato spesso di teologia, pubblicando diverse opere per i tipi di Adelphi. Sta di fatto che i più lo conoscono per l’assidua collaborazione con l’altrettanto signorile Franco Battiato (1945) che è andata avanti dal 1995. Leggendo il "Dialogo teologico" ogni estimatore del musicista siciliano sarà portato a pensare ad Alfred Kastler (1902-1984), fisico francese che vinse il Premio Nobel nel 1966 per la scoperta e lo sviluppo di metodi ottici per lo studio della risonanza hertziana negli atomi, studi che portarono all’effettiva realizzazione dei laser. Uno scienziato di riconosciuta fama e, al pari di tutti i scientifisti, ateo. Eppure il suo ateismo in realtà fu un mero defilamento dalla discussione circa l’esistenza di Dio. Difatti, quando gli venne chiesto se il caso fosse all’origine dell’universo che studiava così a fondo, Kastler rispose con un intervento tanto magnifico quanto illuminante. Lo riportiamo interamente: «Supponiamo che nel corso di uno dei prossimi voli lunari venga esplorata la faccia sconosciuta della Luna, quella che ci è opposta e che non vediamo mai, ma che gli astronauti possono raggiungere. Fino ad oggi, essi sono sempre atterrati sulla parte visibile dalla Terra perché le comunicazioni via radio rimangono possibili, mentre non lo sono più quando ci si trova sull’altra faccia. Supponiamo che essi abbiano la sorpresa di scoprire una fabbrica automatica che produce alluminio: esistono attualmente sulla Terra fabbriche completamente automatiche. Essi vedrebbero da un lato delle pale che scavano il suolo e raccolgono l’allumina; dall'altro le barre di alluminio che ne escono. Essi vi troverebbero apparecchiature tipiche della fisica, processi di elettrolisi, poiché l'alluminio viene prodotto mediante elettrolisi di una soluzione di allumina nella criolina. In altre parole, dopo aver esaminato questa fabbrica, essi constaterebbero solo il verificarsi di normali fenomeni fisici perfettamente spiegabili con le leggi della causalità. Essi ne dovrebbero concludere che il caso ha creato tale fabbrica, oppure che degli esseri intelligenti sono discesi sulla Luna prima di essi e l’hanno costruita? Il buon senso, prima ancora che elementari nozioni di filosofia, farebbe loro dire che la fabbrica non si costruisce per caso. Nessuno, solo che avesse un po’ di sale in zucca, potrebbe attribuire al caso la creazione di una fabbrica automatica sulla Luna. Ebbene, in un essere vivente troviamo un sistema infinitamente più complesso di una fabbrica automatica. Voler ammettere che il caso ha creato tale essere mi sembra assurdo. Se esiste un programma, non posso ammettere programma senza programmatore, del quale però non voglio costruirmi un’immagine». In un’epoca tutta giocata sullo sterile dibattito tra creazionismo cristiano ed evoluzionismo darwiniano, fazioni che hanno raggiunto un assurdo fanatismo e che si confutano a vicenda tirando in ballo visioni letterali della Bibbia e de "L’origine delle specie" (1859), le proposizioni di Kastler, e quelle di Sgalambro ancor di più, instillano invece tutt’altra chiarezza nel confronto teologico. Anche se la diafana logica kastleriana non dimostra alcunché circa l’esistenza di Dio, accerta perlomeno l’inesistenza dell’ateismo in quanto tale. Non si può confermare o confutare Dio; al contrario, si può ampiamente deridere l’ateo. Rimane in piedi un’unica questione: ci interessa davvero Dio?

Manlio Sgalambro (1993), Dialogo teologico, Adelphi, Milano, pp. 90

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