mercoledì 3 giugno 2015

"Il respiro"


"La guerra è cominciata": questo potrebbe essere il giusto sottotitolo di questo libro di Thomas Bernhard (1931-1989) datato 1978. "Il respiro" è infatti il racconto in prima persona della lunga degenza del diciottenne Bernhard in un ospedale salisburghese per curare una gravissima forma di pleurite. In un apposito reparto di quel nosocomio, presto ribattezzato trapassatoio, vista l’alta percentuale di morti, il protagonista si farà testimone di vita, testardo e fiero nei momenti di miglioria, supino e frustrato in quelli più bui (collassi, toracocentesi, svenimenti). E in questa tundra quotidiana Bernhard avrà modo di ascoltare - più che vedere - il cappellano che impartisce le estreme unzioni come fossero merendine, le suore indaffarate ma indifferenti al dolore che ivi regna, i malati che arrivano in condizioni pessime per poi andarsene in bare di zinco, insomma tutta un’umanità che all’interno di un ospedale è appiattita ed equalizzata verso un solo idealtipo: il misero. Osti, fattorini, generali, preti, medici, studenti, vecchi e giovani, tutti accomunati dal rapporto con la malattia, propria o degli altri, in una terribile lotteria in cui non vince nessuno: i più fortunati muoiono senza dolore, gli altri agonizzano o sopravvivono severamente debilitati. Per buona parte del percorso verso la guarigione, l’autore avrà al suo fianco l’amato nonno, anch’egli ricoverato lì, e poi ritroverà l’affetto e l’intimità della madre, della cui assenza aveva grandemente sofferto fino ad allora. Ma quando le sue condizioni di salute miglioreranno sensibilmente il nostro verrà trasferito in un convalescenziario di montagna al confine bavarese. Presto scoprirà che quella struttura non è un’amena residenza per persone con problemi respiratori (come recita la dicitura) ma un lazzaretto per malati terminali di tubercolosi. L’infamità dei medici che lo spedirono in quel posto disgraziato causerà un ulteriore passaggio di Bernhard verso la malattia, stavolta più grave e debilitante della prima. Tra lutti e perdite, Thomas Bernhard non perderà la forza di (soprav)vivere, il soffio, quel respiro vitale di cui l’esistenza non è che mera emanazione.

Thomas Bernhard (1989), Il respiro. Una decisione, trad. di A. Ruchat, Adelphi, Milano, pp. 125


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