martedì 23 giugno 2015

"Il Monte Analogo" e "Cristallo di rocca"


La montagna la può capire solo chi la vive: questa affermazione è vera a metà. La montagna, dal punto di vista alpinistico, certo, è di chi la scala o si appresta a farlo. È anche una quotidianità difficile, tra rocce aguzze e terra brulla, prati infertili e freddo glaciale, metri di neve e isolamento totale. Ma la montagna è soprattutto un’idea e quella possono comprenderla tutti. A qualsiasi cultura apparteniate, scoprirete che la montagna ha rappresentato sempre il medium tra la terra e il cielo, le cose che stanno in basso e quelle che stanno in alto, tra l’uomo e il dio, ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. Essa è il simulacro stesso della trascendenza verticale. Così è anche ne "Il Monte Analogo" (1952), l’incompiuto romanzo surreale di René Daumal (1908-1944), nel quale una spedizione di otto sognatori parte alla volta del Pacifico sud-orientale per tentare la scalata al monte più alto del mondo, un monte non tracciato su alcuna mappa, vista la curvatura spaziotemporale creata dalla sua mole. Il romanzo finisce troppo presto e a noi non resta che immaginarne l’epilogo, stante quella «metafisica dell’alpinismo» che Daumal tratteggia con somma eleganza. Un altro libro sulla montagna, di tutt’altra fattura, è quello di Adalbert Stifter (1805-1868): "Cristallo di rocca" (1845) comincia come una novella per bambini e termina come una libro per adulti. Due fratellini che si perdono sulle cime ghiacciate alla vigilia di Natale: la montagna qui è un ente cristallino da temere a rispettare, e il racconto di Stifter è - a differenza del primo - teso all’immanenza più che alla metafisica. I bambini riusciranno da soli a trarsi d’impaccio e torneranno sani e salvi in paese, tra le braccia affettuose di genitori e nonni. Sogno, leggenda, viaggio, traversie, sono questi gli ingredienti d’ogni letteratura di montagna. Vi si cimentarono René Daumal e Adalbert Stifter, lontani un secolo per stile e cultura d’appartenenza, lasciando ai posteri due immagini opposte della montagna, una filosofica, mistica, l’altra pedagogica.

René Daumal (1968), Il Monte Analogo. Romanzo d’avventure alpine non euclidee e simbolicamente autentiche, a cura di C. Rugafiori, Adelphi, Milano, pp. 182
Adalbert Stifter (1984), Cristallo di rocca, a cura di G. Bemporad, Adelphi, Milano, pp. 89


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