lunedì 15 giugno 2015

"Il libretto della vita dopo la morte"


Avere coscienza della propria fine: ho sempre pensato che fosse questa la più grande e spaventosa caratteristica dell’essere umano. Una peculiarità che - dico io - rende possibile l’esistenza di una fase ulteriore oltre la morte, una tappa di energia, che però non posso e non voglio teorizzare. Il momento del trapasso, unico e irripetibile, diverso per ognuno eppure sempre uguale, è il mio pensiero principe e si presenta con intermittenza nella fase che precede il sonno. Può durare cinque minuti come può durare due ore: il terrore che dal collo fascia rapidamente la testa. Penso a coloro che mi hanno lasciato qui, morto, o a coloro che presto nasceranno. Mi rivedo sul letto quando sarà la mia ora e immagino le parole da dire in quel momento. Mi contorco e capisco che non è questo a terrorizzarmi bensì la paura dell’attesa di svegliarmi sapendo che sarà tutto confortevole, come oggi, e sarà tutto diverso, come domani. Il sublime Gustav Theodor Fechner (1801-1887) pubblicò nel 1836 "Il libretto della vita dopo la morte" nel quale lo psicofisico tedesco forniva la propria visione dell’aldilà. Per lui le connessioni tra il mondo sensibile e quello fantasmico sono reali e, a riprova di ciò, riporta le frequenti relazioni tra i viventi e i defunti. Nonostante ciò l’adorabile e fantasioso libretto di Fechner sazia il nostro appetito ma non consola i nostri timori. La morte resta lì, cancello d’un giardino su un’isola lontana, oltre il quale non si vede niente, nemmeno foschia, che pure sarebbe tonificante. Vista da qui la morte è solo un’idea, che si farà concreta quando ci appresteremo, un giorno, a oltrepassare quell’inferriata. Cosa troveremo? Saremo ancora noi? E, soprattutto, saremo? Ecco, a volte piango, quando dimentico di essere un frutto e non un albero; come le foglie che, grazie a Dio, non creano teoremi laici, si ammettono in quanto foglie e non negano il bosco. La cosa buona è che alla fine mi addormento.

Gustav Theodor Fechner (2014), Il libretto della vita dopo la morte, trad. di E. Sola, Adelphi, Milano, pp. 106


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