martedì 20 gennaio 2015

"Pro o contro la bomba atomica"


Quella che può sembrare un’invettiva contro l’utilizzo di armi di distruzione di massa, figlia della paura ai tempi dell’era atomica, diventa, in questa raccolta di scritti di Elsa Morante (1912-1985), una dissertazione sulla definizione e sul ruolo dello scrittore, un ruolo che non si esaurisce nello scrivere romanzi, ma che occupa l’intera esistenza di questi rari esseri umani. La caratteristica pesanteur della Morante, che lei stessa riconosceva come suo massimo difetto, è in realtà uno sguardo approfondito e diafano sulle vicende umane e sulla psicologia, connotato sovrano degli uomini che rende possibile immaginare e concretare, agire e reagire, amare e comprendere. Il titolo della pubblicazione adelphiana proviene dall’omonima conferenza tenuta da Elsa Morante nel 1965 presso il Teatro Carignano di Torino, ma la genuina ossessione che albergava in lei non poteva certo portarla a dibattere semplicemente di bombe H e guerra fredda. La Morante intravedeva nel concetto di disgregazione la peculiarità dei regimi borghesi che avevano trascinato il mondo in quella stupida divisione in blocchi, cui la bomba atomica avrebbe certamente posto un sigillo di morte violenta. All’interno di questa realtà disgregata sono dunque gli aizzatori di disgregazione a farla da padroni, siano essi statisti, burocrati, artisti o scrittori. Ecco perché il nodo centrale del discorso morantiano ricade con frequenza sulla figura del vero scrittore - e lei cita pure i suoi preferiti: Omero, Miguel de Cervantes, Stendhal, Herman Melville, Anton Čechov e Giovanni Verga - ovvero di colui che ha il compito di fornire un’intera immagine dell’universo, attraverso l’arte, che è «avventura cosciente nel mondo reale, immaginazione, esigenza disperata di verità, religione del futuro e della testimonianza, […] necessità di riconoscersi nella bellezza». Sono le armi della cultura e della verità quelle che la Morante invoca nel suo scritto, armi che pochi possiedono veramente, ma sui quali grava una grandissima responsabilità, quella di permettere alle generazioni future la possibilità di sbirciare al di là del muro, di godere di una fetta di libertà in più, di riconoscersi e riconoscere la componente che più conta tra gli esseri umani: l’umanità.

Elsa Morante (1987), Pro o contro la bomba atomica e altri scritti, Adelphi, Milano, pp. 143

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