martedì 14 luglio 2015

"Sono il fratello di XX" e "La passione"


«Osservare gli altri è sempre interessante. In treno, negli aeroporti, nei convegni, mentre si fa la fila, mentre si è seduti in due a un tavolo; insomma in ogni occasione dove scorrono gli esseri. Anche a chi non viaggia o è molto solo capiterà di uscire per una mezz’ora in strada. E di osservare un gatto terribilmente assorto e vigile nel puntare la preda. O nell’artigliarla. […] Quando ha raggiunto il bersaglio, all’improvviso il gatto si distrae. Gli etologi chiamano questo movimento Übersprung. Avviene poco prima del colpo mortale». Così l’elvetica Fleur Jaeggy (1940), tanto capziosamente quanto impercettibilmente, definisce in "Gatto" il proprio stile di scrittura, praticamente tutto uno svicolamento dai canoni convenzionali. Qui abbiamo superato sia la scrittura libera che il flusso di coscienza. Nei racconti contenuti in "Sono il fratello di XX" c’è la Jaeggy di sempre, quella che dai dettagli in apparenza insignificanti riesce a costruire mondi e universi paralleli, nelle cui fondamenta v’è sempre uno scheletro di solitudine. Fleur Jaeggy cita anche Djuna Barnes (1892-1982), una scrittrice statunitense troppo poco conosciuta per lo stile innovativo e fin troppo acclamata per i trascorsi familiari. I suoi racconti non proprio stringati contenuti ne "La passione" hanno molti punti in comune con quelli di "Sono il fratello di XX", se non fosse per quella vena più marcatamente esistenzialista della Barnes. La Übersprung delle due notevoli scrittrici sta proprio in quell’improvviso e temporaneo allontanamento dagli aspetti pratici della vita, come un suicida che, dopo essersi gettato da un ponte altissimo, si accende una sigaretta durante il volo.

Fleur Jaeggy (2014), Sono il fratello di XX, Adelphi, Milano, pp. 129
Djuna Barnes (1980), La passione, trad. di L. Drudi Demby, Adelphi, Milano, pp. 122


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