lunedì 31 agosto 2015

"Chiedi scusa! Chiedi scusa!"


«Chiedi scusa! Chiedi scusa!» è ciò che un controllore irlandese urla a Collie, il protagonista, giovane medico, dopo che questo si è permesso di lamentarsi dell’estrema maleducazione di un autista di corriere. Collie sente di dover chiedere scusa non a quel controllore, ma alla sua famiglia e al mondo intero, anche se in realtà non ha nessuna colpa se non quella di essere il rampollo preferito di un magnate dell’editoria. La sua famiglia è però un vero e proprio bioparco: la mamma finta anticonformista, il padre quaquaraquà, lo zio Tom fissato nell’addestrare improbabili piccioni, il fratello Bingo scapestrato dongiovanni. Ma Collie si addossa la colpa della morte di suo fratello e di due amici per annegamento, quella di sua madre per un malore improvviso, quella di un paziente oncologico per negligenza, insomma Collie sente di non saper stare al mondo, e tenta pure il suicidio. Anni fa ho percorso, come Collie, la tratta Belfast-Galway su un pullman sudicio e pericoloso: fu un viaggio bellissimo come la campagna irlandese, e lunghissimo perché effettuato in un Paese con un sistema di trasporti da terzo mondo. Eppure, ricordo ancora con estrema gioia quella gita, ché l’autista non era maleducato ma semplicemente ubriaco. Fradicio. Collie è buono e assennato, il mondo è illogico e cattivo. Non fa per lui.

Elizabeth Kelly (2010), Chiedi scusa! Chiedi scusa!, trad. di O. Giumelli, Adelphi, Milano, pp. 349

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